A quasi quattro anni dal crollo del ponte Morandi a Genova, si è aperto il processo sulla tragedia. Il crollo di uno dei ponti autostradali più grandi d’Italia ha trascinato con sé decine di veicoli. Quarantatré persone hanno perso la vita a causa del disastro. L’accertamento della responsabilità della società autostradale “Autostrade per l’Italia” è al centro del processo.
È stata un’immagine scioccante che ha colpito il mondo nel 2018. In quell’anno, il 14 agosto a Genova è crollato uno dei ponti autostradali più grandi d’Italia, trascinando con sé decine di auto. Quarantatré persone persero la vita, tra cui quattro cittadini francesi. Giovedì si è aperto il processo sul disastro del ponte Morandi. Gli imputati sono 59 e, tra le questioni principali, il tribunale intende stabilire la responsabilità della società autostradale Autostrade per l’Italia.
“Sapevamo già della pericolosità della struttura dal 2013”.
Le famiglie e i parenti delle vittime vogliono sapere chi c’è dietro una tragedia che secondo loro poteva essere evitata. “C’è stata una relazione indipendente ordinata dal giudice che definisce le cause del crollo”, dice Egle Possetti, presidente del Comitato Vittime del Ponte Morandi. “Questo rapporto indica che la manutenzione è stata carente o insufficiente. Sapevamo già della pericolosità della struttura dal 2013 e non è stato fatto nulla”.
Il crollo del ponte ha causato la morte di 43 persone, tra cui quattro vittime francesi. Tre di loro, di età compresa tra i 20 e i 22 anni, avevano lasciato Montpellier per partecipare a un festival techno in Sardegna. La quarta vittima, un uomo di 22 anni, si era unito a un carpooling a Nîmes per raggiungere l’Italia.